Museo di Storia Naturale di Venezia

Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue

Elenco specie

Crassostrea gigas

Per consultare tutte le schede di approfondimento in ordine alfabetico clicca qui.

 

Crassostrea gigas (Thunberg, 1793) (Mollusca, Bivalvia, Ostreidae)

L’ Ostrica giapponese molto diffusa nel Mediterraneo e nella Laguna di Venezia, è stata introdotta nel 1966 e si è perfettamente adattata alle locali condizioni ambientali.

Descrizione
Conchiglia inequivalve ed inequilaterale, fortemente variabile nella forma in dipendenza di molti fattori (orizzonte di insediamento, caratteristiche chimico-fisiche delle acque, possibilità di ibridazione tra popolamenti di origine diversa), ma soprattutto del tipo di substrato: arrotondata e con marcate scanalature su fondali solidi, ovaliforme e liscia su substrati incoerenti, robusta e con margini irregolari su scogliere. La valva sinistra, con cui aderisce al substrato, è più piccola e appiattita della destra (coperchio). Colorazione biancastra con macchie rosso-violacee disposte in fasce, in particolare sulla valva destra. Dimensioni: da 80 a 300 mm in altezza, ma può raggiungere i 400 mm (figg. 1-2).
L’autoctona Ostrea edulis Linnaeus, 1758 si distingue facilmente da C. gigas per la presenza di una sottile crenulatura all’interno della conchiglia, vicino all’umbone, determinata dalla presenza di numerosi piccoli dentelli, completamente assenti in Crassostrea (fig. 3: O.edulis, in evidenza le aree con i dentelli).

Provenienza e diffusione in Mediterraneo e Laguna di Venezia
La specie ha presentato per anni problemi di inquadramento tassonomico, dato anche il notevole polimorfismo degli esemplari. È probabile che C. gigas giapponese e C. angulata Lamarck, 1819 portoghese appartengano in realtà ad un’unica specie cosmopolita, date anche le scarsissime (o nulle) differenze morfologiche e genetiche evidenziate in questi ultimi anni.
Specie presente lungo le coste atlantiche del Portogallo già dall’inizio dell’era cristiana (Yonge, 1960) e diffusa sulle coste atlantiche francesi dal 1866 (Ghisotti, 1971). In tale occasione una nave recante un carico fatto venire dal Portogallo per creare un allevamento nel bacino di Arcachon fu costretta dal maltempo a riparare nella Gironda, risalendo fino a Bordeaux. Il carico si decompose e le autorità sanitarie imposero al comandante di riprendere il mare aperto; tuttavia le ostriche furono scaricate nei pressi della foce del fiume dove tuttora ne è presente un banco piuttosto consistente, originato dai molluschi sopravvissuti. Da questo punto l’ostrica portoghese si è diffusa verso nord e verso sud riuscendo a giungere fino al Tamigi, dove però ha difficoltà a riprodursi.
L’ingresso in Mediterraneo dell’ostrica portoghese sembra risalire al 1916 (Cesari & Pellizzato, 1985), mentre l’ostrica giapponese è stata probabilmente introdotta per la prima volta lungo le coste francesi negli anni ’60, dopo che gli allevamenti di origine portoghese erano stati decimati da una malattia e le popolazioni di O. edulis avevano subito un forte declino.
Le prime segnalazioni per l’alto Adriatico risalgono al 1964 (Matta, 1969), nel Delta del Po. Nel 1966 questa specie viene deliberatamente introdotta anche in Laguna di Venezia dove però era già pervenuta spontaneamente da alcuni anni. Presente anche lungo le coste del mar Tirreno (La Spezia, Fiumicino, lagune di Fusano e Paola) e Ionio (Taranto) e nel Mediterraneo orientale, dove pare essersi insediata con successo anche in siti naturali al di fuori degli allevamenti (Cevik et al., 2001). Specie di importanza commerciale in quanto commestibile, la sua introduzione ha permesso la sopravvivenza degli allevamenti di ostriche, in particolare dopo il declino di C. angulata (portoghese) e O. edulis (autoctona del Mediterraneo).
C. gigas ha probabilmente causato il declino dell’autoctona O. edulis in Laguna di Venezia; un recente studio ha infatti permesso di stabilire che quest’ultima specie non è più presente nell’area, ove un tempo era invece abbondante (Mizzan et al., 2005).

Ecologia e biologia
Filtratore. La temperatura risulta il principale fattore limitante per la riproduzione, non potendo scendere al di sotto dei 17-18°C. Valori di salinità inferiori al 18‰ si traducono in una mortalità del 98%, pur trattandosi di specie eurialina. Sopporta notevoli sbalzi di ossigenzione e pH. C. gigas si è ampiamente diffusa in Laguna di Venezia, anche in aree interne poco o nulla frequentate dall’autoctona O. edulis che presenta maggiori affinità talassoidi.

Bibliografia
CESARI P., PELLIZZATO M., 1985. Molluschi pervenuti in Laguna di Venezia per apporti volontari o casuali. Acclimazione di Saccostrea commercialis (Iredale & Roughley, 1933) e di Tapes philippinarum (Adams & Reeve, 1850). Boll. Malacologico, Milano, 21 (10-12): 237-274.
ÇEVIK C., ÖZTÜRK B., BUZZURRO G., 2001. Presenza di Crassostrea virginica (Gmelin, 1791) e Saccostrea commercialis (Iredale & Roughley, 1933) nel Mediterraneo Orientale. La Conchiglia, 298 (1-3): 25-28.
GHISOTTI F., 1971. Molluschi del genere Crassostrea nell’Alto Adriatico. Conchiglie – Milano, 7 (7-8): 113-124.
MATTA F., 1969. Rinvenimento di Gryphaea sp. nell’Alto Adriatico. Boll. Pesca Piscicol. Idrobiol., Roma, 24: 91-96.
MIZZAN L., TRABUCCO R., TAGLIAPIETRA G., 2005. Nuovi dati sulla presenza e distribuzione di specie alloctone del macrozoobenthos della laguna di Venezia. Boll. Mus. civ. St. Nat. Venezia, 56: 69-88.
YONGE C.M., 1960. Oysters. Collins, London, 290 pp.

 

Per consultare tutte le schede di approfondimento in ordine alfabetico clicca qui.