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Rhizostoma pulmo (Macri, 1778) (Cnidaria, Scyphozoa, Rhizostomatidiae)
Dal periodo tardo primaverile all’inizio di quello autunnale, quasi ogni anno pervengono al Museo segnalazioni o richieste di informazioni a proposito di una particolare abbondanza di grosse meduse, dalle dimensioni talora veramente imponenti, nelle acque prossime alla riva dei lidi veneziani. In alcuni casi le segnalazioni hanno riguardato anche aree lagunari o grandi canali cittadini.
La pessima fama che godono le meduse presso i bagnanti, unita alla stagione balneare di apparizione e alle dimensioni notevoli degli esemplari, provoca spesso allarme talvolta amplificato dai media.
In realtà in questi casi si tratta di una medusa praticamente innocua, sia pure piuttosto appariscente, la Rhizostoma pulmo o polmone di mare, che potendo raggiungere i 50–60 cm di diametro e i 10 kg di peso rappresenta la più grande medusa del Mediterraneo. Il corpo è formato da una grande campana o “ombrello” e da una struttura inferiore allungata, detta “manubrio” che si divide in otto braccia o tentacoli, terminanti con delle clave tricuspidate. Il colore è trasparente negli esemplari più giovani e diviene lattiginoso negli esemplari adulti, che presentano il bordo dell’ombrella di un blu-violetto acceso.
La medusa può talvolta comparire effettivamente, anche con banchi molto numerosi, lungo le spiagge e nelle zone delle bocche di porto da dove, grazie alle correnti di marea, alcuni esemplari possono penetrare facilmente fino al bacino di San Marco ed in altre zone lagunari. Sia pure con prevalenza di esemplari giovani o subadulti, sono presenti anche esemplari adulti o prossimi alle dimensioni massime riportate. Data l’abitudine della specie nelle giornate di mare calmo di nuotare attivamente nei pressi della superficie, e date le sue dimensioni, appare comprensibile l’attenzione provocata dal fenomeno negli osservatori, anche per l’indubbia pessima fama di cui godono le meduse in generale. In questo caso tuttavia non vi sono motivi di allarme né pericoli per bagnanti od appassionati di sport marini in quanto la specie è pressoché inoffensiva. I suoi tentacoli, come si diceva, non risultano di norma urticanti, tanto da permettere di poterla maneggiare senza conseguenze. Solo in alcuni casi, soprattutto su soggetti particolarmente sensibili, il contatto può provocare lievi irritazioni, che scompaiono comunque spontaneamente in breve tempo.
Le meduse maggiormente urticanti presenti lungo le nostre coste risultano in realtà molto più piccole, come Pelagia noctiluca dal colore bruno-violetto, e molto meno appariscenti come la semitrasparente cubomedusa Carybdea marsupialis, che spingendosi spesso in prossimità della riva risulta ben più fastidiosa per i bagnanti ed il cui contatto provoca dolorose punture ed irritazioni che comunque di norma regrediscono spontaneamente nell’arco di poche ore.
Di norma più abbondante lungo le coste dalmato-istriane, Rhizostoma pulmo è comunque frequente lungo tutte le coste adriatiche, particolarmente nei periodi tardo-estivi ed inizio-autunnali. La presenza di questa medusa è costante, sia pur di norma non così abbondante, lungo le nostre coste dove veniva chiamata col nome vernacolare di “pota de mar”. Talvolta le “fioriture” di questa medusa riguardano esemplari nello stadio giovanile, con taglia variabile da 1 a 10 cm di diametro, come pure subadulti o adulti, nel qual caso in presenza di banchi particolarmente numerosi si sono verificate locali situazioni di interferenza con alcune attività di pesca o con la navigazione di piccoli natanti veloci. Molteplici sono le interpretazioni date a queste fioriture, dalla presenza di periodi particolarmente lunghi di stabilità meteorologica all’assenza di precipitazioni, all’instaurarsi di regimi correntometrici o termoalini particolari. In realtà le cause risultano probabilmente multifattoriali e come tali non sempre costanti e di difficile identificazione.
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Bibliografia:
CHIESA F., 2003. Animali Marini Pericolosi. Ireco Ed., 175 pp.
GHIRETTI F., CARIELLO L., 1984. Gli animali marini velenosi e le loro tossine. Piccin Ed., 165 pp.
MIZZAN L., 1993. Prima segnalazione di Carybdaea marsupialis (L., 1758) (Cnidaria Cubozoa) in Adriatico Settentrionale (Golfo di Venezia). Lavori Soc. ven. Sc. Nat. Venezia, 18: 321-322
ROSSI L., 1971. Cnidari e Ctenofori d’Italia. Quaderni della Civica Stazione Idrobiologia di Milano, 101 pp.
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