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Rapana venosa (Valenciennes, 1846) (Mollusca, Gastropoda, Muricidae)
Descrizione
Conchiglia robusta e di grosse dimensioni formata da 5 giri, l’ultimo dei quali comprende circa i ¾ dell’altezza totale, dotato di ampia apertura, con peristoma di colore arancio intenso e un grande opercolo corneo di colore scuro. Numerose strie spirali su tutta la superficie della conchiglia, generalmente di colore grigio o marrone più o meno chiaro (figg. 1-2). Dimensioni medie: altezza 115 mm, larghezza 90 mm (può arrivare a 180 mm nei luoghi di origine).
Provenienza e diffusione in Mar Mediterraneo e Laguna di Venezia
Comunemente nota come Rapana, è una specie originaria del Mar del Giappone, dove viene ampiamente sfruttata ed apprezzata come risorsa alimentare per la qualità delle sue carni. Nel 1947 viene segnalata per la prima volta nel Mar Nero, dove fa registrare un’esplosione demografica (Ghisotti, 1971; Drapchin, 1953).
Il primo rinvenimento in Mar Mediterraneo è nell’alto Adriatico (Ravennate) nel 1973 (Ghisotti, 1974), cui seguono nel 1975 due segnalazioni per le coste del Veneziano (Mel, 1976). Nel maggio del 1981 si hanno i primi rinvenimenti in Laguna di Venezia (Cesari & Pellizzato, 1985). La prima segnalazione per la costa triestina è dell’aprile del 1983, seguita dalla cattura di altri due esemplari nell’aprile del 1984 (Cucaz, 1983). In Adriatico sono state segnalate popolazioni stabili anche per la Sacca di Goro (FE), Cesenatico e Rimini (FC), Fano (AN) (Rinaldi, 1985; Castellazzi et al., 2007). La specie appare quindi acclimatata in Alto Adriatico, in particolare nel Golfo di Venezia il cui clima si caratterizza come “sub-atlantico”.
Si ritiene poco probabile la penetrazione spontanea di Rapana venosa in Mediterraneo, mentre è ipotizzabile il legame con i traffici marittimi con il Mar Nero o con le zone di origine attraverso il Canale di Suez, almeno fino al Ravennate, con possibile diffusione secondaria alle coste del Veneziano (Alto Adriatico) e in Laguna di Venezia.
Altre segnalazioni per le acque italiane, benché relative a singoli esemplari, si riferiscono all’area tirrenica: Isola d’Elba (Terreni, 1980), Livorno (Paolini, 1987) e, più recentemente, Laguna di Sabaudia (LT), Stagno di Santa Gilla (CA) e Lago di Faro (ME) (Crocetta & Soppelsa, 2006). In questi casi la presenza della specie sembra collegabile alle introduzioni e ai ripopolamenti di bivalvi a fini commerciali.
Attualmente la specie, pur se stabilmente acclimatata in Laguna di Venezia, non sembra originare fenomeni invasivi di tipo massivo, dal momento che dopo un iniziale periodo di diffusione sembra aver raggiunto un certo equilibrio. La commestibilità delle carni (in alcuni mercati viene occasionalmente commercializzata), oltre alle grandi dimensioni e all’appariscenza della conchiglia, potrebbero inoltre favorire il controllo demografico per prelievo antropico.
Ecologia e biologia
Nelle località di origine vive ad una profondità compresa tra 3 e 7 m, in presenza di salinità ridotte e a temperature inferiori ai 5°C fino ad oltre i 30°C .
Specie di ambiente infralitorale, solo nel Tirreno si spinge fino a 90 m, mantenendosi generalmente tra i 10 e i 40 m. In Adriatico sembra preferire profondità comprese tra 10 e 20 m in un fenomeno di risalita a batimetrie più superficiali comune a molte specie nelle acque più torbide dell’Alto Adriatico. Possiede elevato tasso riproduttivo, rapido accrescimento e grande capacità di adattamento, caratteristiche tipiche di una specie ad ampia valenza ecologica; in particolare appare eurialina ed euriterma: valori di salinità compresi tra 18 e oltre 40‰ e temperature invernali molto basse. Tollera anche repentini abbassamenti del grado di ossigenazione delle acque, forse grazie all’elevato contenuto di emocianina nell’emolinfa (Cesari & Mizzan, 1993). In definitiva, R. venosa appare ben adattata a condizioni tipiche di ambienti estuarini e lagunari.
Riproduzione
Dopo l’accoppiamento R. venosa depone gruppi di capsule ovigere (figg. 3-4) alti fino a 30 mm che vengono attaccati al substrato. Le larve (veliger, fig. 5) ne fuoriescono dopo 12 -17 giorni e mantengono la fase planctonica per altri 14-17 giorni. Pur nuotando attivamente con un velum ben sviluppato, hanno mostrato di affondare velocemente, il che costituirebbe un ostacolo ai fenomeni di trasporto per lunghi tragitti, tranne in caso di fenomeni antropici (trasporto nelle acque di sentina di navi mercantili) o di turbolenze e/o correnti.
Crescita rapida durante il primo anno di vita; la riproduzione inizia dal secondo anno di vita in poi. Alcuni grossi esemplari possono raggiungere i dieci anni di età.
Alimentazione
Gli adulti si nutrono di bivalvi, mostrando in cattività una certa predilezione per Venus verrucosa Linnaeus, 1758 e Chamelea gallina (Linnaeus, 1758) rispetto ai mitili e alle ostriche. Operano sulle prede allentandone i legamenti e introducendo la proboscide tra le valve allontanate, senza perforazione della conchiglia, emettendo un denso muco che potrebbe contenere sostanze (biotossine) in grado di diminuire la resistenza delle prede.
In quanto vorace predatrice di bivalvi, si temeva che la specie potesse attaccare gli allevamenti di ostriche e mitili; ciò non è avvenuto dato che per la mitilicoltura si utilizzano reste sospese a cui il mollusco non ha possibilità di accesso. Rimane invece il pericolo di interferenze con i banchi naturali di ostriche e mitili o con alcune specie di bivalvi di substrati coerenti delle zone più prossime ai porti canale della Laguna di Venezia e delle zone costiere del Veneziano.
Bibliografia
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CESARI P., PELLIZZATO M., 1985. Insediamento nella Laguna di Venezia e distribuzione Adriatica di Rapana venosa (Valenciennes) (Gastropoda, Thaididae). Lavori Soc. Ven. Sc. Nat. Venezia, 10: 3-16.
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GHISOTTI F., 1971. Rapana thomasiana Crosse, 1861 (Gastropoda, Muricidae) nel Mar Nero. Conchiglie – Milano, 7 (3-4): 55-58.
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TERRENI G., 1980. Molluschi poco conosciuti nell’arcipelago toscano: 1° Gasteropodi. Boll. Malac., Milano, 16 (1-2): 9-17.
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