Museo di Storia Naturale di Venezia

Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue

Progetti

Studio e conservazione delle tartarughe marine sul litorale veneto

Impegnato nello studio della fauna marina locale fin dalla sua fondazione, il Museo ha iniziato ad occuparsi con particolare assiduità di tartarughe marine verso la metà degli anni Duemila quando, anche per colmare un vuoto nella ricerca locale, ha iniziato a raccogliere sistematicamente i dati di avvistamenti e spiaggiamenti di queste specie lungo la costa del Veneto.

Lungi dall’essere presenze rare o occasionali, si tratta infatti di frequentatori abituali, che visitano le acque ricche di cibo dell’Alto Adriatico soprattutto nei mesi estivi. Il fenomeno, anche se poco noto ai più, è da sempre ben conosciuto dai pescatori, che non di rado le trovano imprigionate nelle reti, ma è testimoniato anche dai numerosi reperti conservati al Museo, alcuni dei quali risalenti all’Ottocento.

Delle 8 specie viventi di tartarughe marine a livello globale, solo tre sono abitualmente presenti in Mediterraneo: la tartaruga marina comune (Caretta caretta), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). L’Alto Adriatico e la costa veneta sono frequentati quasi esclusivamente da C. caretta, che qui trova in gran quantità i crostacei e i molluschi di cui si nutre, ma non mancano sporadiche osservazioni anche delle altre due specie, soprattutto in anni recenti. Tutte sono comunque minacciate dall’impatto antropico, soprattutto dalla pesca accidentale, dalla collisione con imbarcazioni e dall’inquinamento.

Le attività di studio e salvaguardia di questi rettili sono svolte dal Museo nell’ambito di una rete locale di monitoraggio, il “Coordinamento Tartarughe marine del Litorale Veneto” (CTLV), fondato nel 2009 e ufficializzato nel 2011 con la firma di un protocollo d’intesa tra istituzioni e associazioni presso la sede UNESCO di Venezia. Oltre al Museo di Storia Naturale di Venezia, hanno aderito il WWF Veneto, il Museo Civico di Storia Naturale di Jesolo, la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Padova e l’azienda regionale Veneto Agricoltura.
L’ambito territoriale su cui opera il CTLV interessa tutta la costa veneta, dalla foce del Tagliamento al Po di Goro, perciò sono davvero tante anche le istituzioni esterne coinvolte nelle attività, in primis le Capitanerie di Porto e il Corpo Forestale dello Stato (oggi Carabinieri Forestali), competenti per legge su queste specie. Tra i collaboratori principali, a cui va senz’altro la nostra gratitudine, figurano l’Oasi WWF Dune di Alberoni e il Network Tartarughe Marine del WWF Italia, il CRAS della Provincia di Rovigo, l’Università di Padova (Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione, Stazione Idrobiologica di Chioggia e CERT/Cetacean strandings Emergency Response Team), la Fondazione Cetacea di Riccione, l’Associazione Naturalistica Sagittaria, l’Oasi LIPU di Caroman, il Comune di Venezia e gli altri Comuni del litorale veneto con i relativi nuclei di Protezione civile e Polizia locale, la Polizia Metropolitana di Venezia, i Vigili del Fuoco, e molti altri.
Il CTLV è attualmente in fase di riorganizzazione, anche in vista di un possibile ampliamento delle attività e delle capacità operative.

Nel frattempo le attività del Museo sulle tartarughe si sono ampliate ulteriormente in occasione del progetto europeo NETCET (Network for the conservation of sea turtles and cetaceans in the Adriatic), svoltosi tra il 2012 e il 2016 e coordinato dal Comune di Venezia. Nel corso del progetto, tra le varie azioni, viene realizzato al Lido di Venezia, con la consulenza del Museo, un Centro di primo soccorso per tartarughe marine, collocato strategicamente tra mare e laguna presso il Centro di Soggiorno “F. Morosini”. Dotato di tre vasche esterne, di un’infermeria e di piccolo ufficio, il centro serve essenzialmente ad accogliere le tartarughe marine in difficoltà per una prima visita veterinaria e, se in condizioni gravi, per l’eventuale stabilizzazione prima del trasferimento verso un centro di recupero vero e proprio. Inoltre funge da appoggio logistico per il rilascio in mare delle tartarughe soccorse, una volta ristabilite, e da punto di raccolta di supporto per le carcasse spiaggiate, in attesa di conferimento all’Università di Padova per gli esami necroscopici. Una volta conclusi i lavori il Centro NETCET è stato affidato in gestione al Museo, supportato dalla Protezione Civile del Comune di Venezia e dal CTLV per le operazioni di recupero e trasferimento degli animali.

Oltre a gestire il Centro, il Museo cura un database degli spiaggiamenti e degli avvistamenti a livello regionale, con attività di raccolta, verifica e validazione dei dati provenienti dai vari partner ma anche da semplici cittadini. Questi dati sono poi resi disponibili mediante pubblicazione sulla rivista scientifica del Museo (Bollettino del Museo di Storia Naturale di Venezia) e in parte su alcuni database online. Non mancano inoltre attività di ricerca sulla genetica di popolazione, la biogeografia e l’ecologia delle specie adriatiche, in collaborazione con altri musei e università italiani e stranieri, e attività didattiche e divulgative per la sensibilizzazione del pubblico sulla biologia e sulla conservazione delle tartarughe marine.

Per poter effettuare queste attività tutto il personale del Museo che opera sulle tartarughe, come pure i vari collaboratori del CTLV, è provvisto di autorizzazione ministeriale in deroga alla Direttiva europea “Habitat” (DPR 357/1997). Le tartarughe marine sono infatti tutte protette ai sensi della normativa vigente e per poterle manipolare, a qualsiasi scopo, è necessaria una specifica autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente.

La collaborazione di cittadini, colleghi e operatori professionali che frequentano il mare è molto importante per la conservazione e lo studio di questi animali, sia per la raccolta dei dati sia per intervenire tempestivamente sugli animali che necessitano di cure.

Qui di seguito alcune utili “note operative” che è bene conoscere nel caso ci si imbatta in una tartaruga marina:

  • di fronte a un animale in palese difficoltà è importante chiamare subito gli operatori competenti, in particolare la Capitaneria di Porto, il CERT o il CTLV;
  • se si rinviene una tartaruga viva spiaggiata mai cercare di riportarla in mare: se si è arenata non è sicuramente in salute e, anche se può sembrare attiva, molto probabilmente è indebolita e si è portata all’asciutto per evitare di annegare;
  • se l’animale è all’asciutto (ed es. sulla battigia o in barca), in attesa dei soccorsi è importante mantenere la pelle umida (ad esempio con un telo bagnato, che lasci però libere le narici); d’estate andranno possibilmente tenuti all’ombra (ad es. sotto un ombrellone), mentre d’inverno sarà preferibile mantenerle al sole;
  • mai cercare di staccare balani o parassiti, specialmente dalla pelle, poiché si possono provocare lesioni destinate ad infettarsi: l’eventuale rimozione dei balani (una cui moderata presenza è in realtà del tutto normale) dev’essere effettuata da personale competente con tecniche adeguate;
  • se è visibile un amo o un tratto di lenza che fuoriesce dalla bocca (o dalla cloaca), non cercare mai di estrarlo: per evitare gravi lesioni interne anche la rimozione di ami e lenze dev’essere effettuata solo da personale competente;
  • attenzione! evitare sempre di mettere le mani in prossimità della bocca: una tartaruga stressata può cercare di mordere e provocare lesioni anche molto profonde;
  • in barca è importante seguire alcuni semplici accorgimenti per evitare problemi alle tartarughe (ma anche ai cetacei) presenti nei pressi, come indicato in questa breve guida (PDF 360 KB) >
  • quando possibile comunicare al Museo o al CTLV anche i ritrovamenti di carcasse e gli avvistamenti di esemplari in salute, possibilmente corredati da foto o video e indicando la localizzazione esatta: per queste segnalazioni è disponibile anche un’apposita scheda scaricabile (PDF 629 KB) >
  • infine da alcuni anni, a causa del cambiamento climatico, si stanno espandendo verso nord i siti di nidificazione di caretta, con almeno due nidi registrati finora anche in Veneto (nel 2021). Una tartaruga di grandi dimensioni (dai 70 cm di carapace in su) che si muove attivamente sulla battigia o che sta scavando, soprattutto di notte, è probabilmente una femmina che cerca di deporre perciò non va mai disturbata, mentre la presenza sulla spiaggia di ampie tracce continue (più larghe di 1 m), perpendicolari alla linea di costa e vagamente simili a quelle di un cingolato, potrebbe indicare un’avvenuta nidificazione. In tutti questi casi è molto importante avvisare tempestivamente gli operatori per consentire di proteggere l’eventuale nido.

 

Contatti

PER SEGNALARE ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’ E POSSIBILI NIDIFICAZIONI:
Capitaneria di Porto – 1530
CERT (Università di Padova, Dip. BCA) – 366.9256638
CTLV / Oasi WWF Dune di Alberoni – 348.2686472

PER SEGNALARE CARCASSE SPIAGGIATE O GALLEGGIANTI:
Museo di Storia Naturale di Venezia – nat.mus.ve@fmcvenezia.it
Comune di Venezia, Servizio Tutela Animali – tutela.animali@comune.venezia.it
CERT (Università di Padova, Dip. BCA) – marinemammals.bca@unipd.it
CTLV / Oasi WWF Dune di Alberoni – alberoni@wwf.it

PER INFORMAZIONI, APPROFONDIMENTI O ALTRE SEGNALAZIONI:
Nicola Novarini, Luca Mizzan, Cecilia Vianello – Museo di Storia Naturale di Venezia
nicola.novarini@fmcvenezia.it
luca.mizzan@fmcvenezia.it
cecilia.vianello@fmcvenezia.it
Facebook: www.facebook.com/MSNve

 

Autore: Nicola Novarini

Ultimo aggiornamento: 12 agosto 2025

Si prega di citare come: Novarini N., 2025. Studio e conservazione delle tartarughe marine sul litorale veneto. Vers. 2025-08-12, www.msn.visitmuve.it