Museo di Storia Naturale di Venezia

Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue

Ricordo di Giancarlo Ligabue

di Mauro Bon

Giancarlo Ligabue, personalità eclettica della cultura veneziana, imprenditore di successo, politico, da sempre impegnato nel mondo della ricerca e della comunicazione scientifica, ci ha lasciato la sera del 25 gennaio 2015.

La figura di Ligabue è profondamente legata al Museo di Storia Naturale di Venezia a partire dalle celebri spedizioni africane svolte nei primi anni Settanta del secolo scorso, in cui furono recuperati, in collaborazione con il paleontologo Philippe Taquet, lo scheletro di Ouranosaurus nigeriensis e gli altri reperti sahariani. Fu questo un avvenimento di grande risonanza mediatica che da un lato instillò l’idea di creare una fondazione scientifica (poi formalizzata il 12 ottobre 1978 nel Centro Studi e Ricerche Ligabue) e dall’altro restituì al Museo un periodo di nuovo vigore, dopo anni di decadenza e di scarsa visibilità.

Il materiale paleontologico fu donato alla città di Venezia nel 1974. Le condizioni dettate da Ligabue furono che il materiale venisse “degnamente esposto”, come egli stesso scrisse al direttore Antonio Giordani Soika. Nella lettera Ligabue allegò le sue disposizioni per la sistemazione dei reperti paleontologici all’interno del Museo, prevedendo una sua partecipazione alle spese di trasporto e di allestimento.

Nella “Sala dei Dinosauri” fu esposto il materiale rinvenuto nel corso delle già citate spedizioni sahariane: oltre allo scheletro quasi completo di Ouranosaurus, il gigantesco coccodrillo Sarcosuchus imperator, tronchi fossili e numerosi altri reperti.

La sala venne inaugurata il 26 aprile del 1975. Per l’epoca, l’esposizione era moderna e di grande effetto. I reperti furono esposti all’interno di un’ambientazione suggestiva, composta da grandi pannelli fotografici e da altri fossili appartenenti allo stesso deposito. Una serie di immagini retroilluminate rappresentavano l’ambiente dove aveva lavorato l’equipe di Ligabue e le tecniche usate per la raccolta dei reperti. Il successo della sala fu tale da indurre l’Amministrazione Comunale ad aumentare il prezzo del biglietto, rimasto bloccato per ben vent’anni a sole 30 Lire. L’aumento fu considerevole e l’ingresso fu portato a 400 Lire per gli adulti.

L’entrata in scena di Ligabue nelle attività del Museo apportò nuove energie ed entusiasmo: da una parte egli procurò nuove fonti di finanziamento, inducendo anche un maggior interessamento da parte della Amministrazione Comunale nei confronti del Museo; dall’altra donò reperti di grande valore scientifico e di grande fascino espositivo.

Purtroppo continuava a mancare un progetto unitario di allestimento: puntare l’attenzione solo su alcune sale, lasciando inalterate le altre, creava una certa confusione nel visitatore che si trovava di fronte a due musei profondamente diversi nell’impianto museografico e comunicativo. Ma non mancò il tentativo per un nuovo progetto, abbozzato nel 1977. Tale piano sarebbe stato finanziato grazie a varie fonti private che Ligabue aveva individuato, atte a coprire due anni di lavoro. La progettazione scientifica sarebbe stata curata dal direttore Giordani Soika, dal malacologo Paolo Cesari e dello stesso Ligabue; la parte museografica dall’architetto Piero Basaglia. L’esecuzione di questo progetto fu in seguito  realizzata solo parzialmente.

Nel 1978 il Sindaco Mario Rigo nominò Ligabue Presidente del Museo. Si trattò di un titolo onorifico che però investì Giancarlo di nuovo entusiasmo. In seguito fu prevista anche la formazione di un Comitato Scientifico Internazionale presieduto dallo stesso Ligabue. La sua intenzione era di portare il Museo al livello dei maggiori istituti museali italiani e internazionali, anche attraverso grandi eventi.

Negli anni Ottanta Ligabue fu sempre molto vicino al Museo ma la sua attività principale riguardò soprattutto l’omonimo Centro Studi e le sue numerose spedizioni scientifiche. Nel tempo egli aveva creato una rete di relazioni internazionali con gran parte del mondo scientifico ed accademico, finanziando ricerche di successo e numerose pubblicazioni.

Parte dei materiali frutto delle spedizioni furono spesso depositati al Museo, in attesa di essere catalogati, studiati e in parte esposti.

Un evento di straordinario successo fu la mostra titolata “I Dinosauri del Deserto del Gobi”, svoltasi dal 29 febbraio al 26 luglio del 1992. L’esposizione fu ispirata dalle spedizioni in Mongolia finanziate dal Centro Studi e Ricerche.Grazie all’intermediazione di Giancarlo, il Museo ebbe l’opportunità di esporre molti scheletri completi, che vennero presentati per la prima volta in Occidente. La mostra ebbe oltre 120.000 visitatori, contribuendo a rendere il 1992 l’anno con il numero più elevato di visitatori della storia del Museo. Un numero sorprendente se si pensa che nel decennio precedente la media era attestata attorno ai 20.000 all’anno.

Negli anni Ottanta e Novanta furono sviluppati anche singoli progetti di allestimento con materiali della sua collezione. Ricordiamo la saletta di museologia scientifica al piano terra; la sala dedicata ai pesci fossili, in cui furono esposti i reperti provenienti da Chapada do Araripe; la sala di icnologia, originalissima, che conteneva una straordinaria raccolta di impronte e tracce fossili.

Il primo catalogo della collezione Ligabue fu curato da Bruno Berti e dal sottoscritto nel 1993. Questo lavoro consentì in seguito di formalizzare, con l’Amministrazione Comunale, le donazioni e il prestito permanente.

A partire dal 1997 le sale espositive del Museo furono chiuse al pubblico a causa dei lavori di restauro dell’edificio e di adeguamento degli impianti. Gli allestimenti furono completamente smontati e dismessi. La necessità di non perdere la visibilità nei confronti del pubblico e della città impose la progettazione di numerose iniziative di educazione scientifica, catalogazione e restauro di vecchi materiali. Proprio in questo periodo fu possibile restaurare lo scheletro di Ouranosaurus nigeriensis, riposizionandolo in una struttura metallica moderna e meno invasiva. Il nuovo montaggio ispirò una mostra di grande successo, “Ouranosaurus”, svolta a Mestre presso il Centro Culturale Candiani. Organizzata in collaborazione con la ditta Stoneage (responsabile del restauro) e dal Centro Studi Ricerche Ligabue, fu inaugurata il 20 dicembre 2001 e rimase aperta al pubblico fino al 14 aprile.

Conclusi i restauri, in attesa di progettare i nuovi allestimenti del Museo, nel 2003 furono aperti al pubblico due nuovi spazi: l’Acquario delle Tegnùe, al piano terra, e la sala denominata “Spedizione Ligabue” collocata nello stesso sito che aveva già ospitato i fossili del Niger. La nuova sala dedicata al dinosauro e alla spedizione africana venne concepita con maggior cura scenografica, testando nuovi approcci museografici e comunicativi: un allestimento che allude alle dune del deserto, una grande vela in entrata che introduce l’ombra del grande rettile, ricostruzioni grafiche in scala 1:1, un filmato che ripercorre la storia della spedizione. Insomma, un vero e proprio omaggio a questa grande scoperta e al suo protagonista. Nel 2005, nello stesso Museo, Ligabue verrà onorato dal Sindaco Massimo Cacciari con la consegna delle Chiavi della Città.

Il progetto del nuovo allestimento coincise con l’inizio di una lunga malattia che colpì Giancarlo. Nonostante la sofferenza egli seguì con entusiasmo e partecipazione le fasi del progetto, collaborando alle nuove tre sale di paleontologia e alla saletta dedicata al Centro Studi. Nel frattempo depositò nuovi e preziosi reperti che andarono ad arricchire le collezioni e le nuove vetrine.

L’ultima sua visita al Museo risale a marzo 2010. Nonostante una forte debilitazione, egli volle visionare personalmente i nuovi allestimenti. Ricordo la sua soddisfazione durante la visita e l’energia che ne trasse, quasi fosse una medicina per il suo spirito segnato. Come succedeva ad ogni sua visita, si soffermò a lungo davanti al dinosauro. Si attardò con alcuni bambini che riusciva sempre a coinvolgere con storie e aneddoti divertenti.

Noi del Museo di Storia Naturale vogliamo ricordarlo così: di fronte al “suo dinosauro”, tra i giovani che lo ascoltano, con gli occhi da bambino mai stanco di sapere, scoprire, esplorare.

Mauro Bon

Museo di Storia Naturale di Venezia