Museo di Storia Naturale di Venezia

Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue

IL VEDERE TRASPARENTE. Disegni di anatomia artistica tratti dai reperti del Museo di Storia Naturale

Il curatore Mauro Zocchetta

La mostra che abbiamo allestito è una mostra particolare e in un certo senso fuori dal comune, poiché riunisce una serie di disegni che non sono stati fatti per essere mostrati. Questi disegni di anatomia artistica eseguiti dagli allievi dell’Accademia d’Arte di Venezia non sono da giudicare in relazione alla verisimiglianza con i modelli reali, da loro osservati al Museo di Storia Naturale di Venezia, ottenuta mediante la rappresentazione mimetica, la copia dal vero. Né sono da apprezzare come divagazioni o ricreazioni artistiche più o meno riuscite su temi di anatomia animale. Essi sono disegni originariamente prodotti ad uso e consumo degli autori e degli studiosi di scienze naturali che li hanno messi nelle condizioni di poterli produrre. Sono disegni eseguiti per capire l’elemento anatomico osservato, la sua funzionee il suo funzionamento in relazione agli altri elementi contigui e nell’insieme dell’organismo animale. Sono cioè disegni di studio, al confine tra arte e scienza o,meglio, in cui scienza e arte collaborano per offrire una comprensione più vera, completa, viva e dinamica di quello che potrebbe dare la rappresentazione “fotografica” di un reperto museale.

Gli autori di questi disegni sono stati studenti dell’Accademia di Venezia dove hanno seguito per tre anni il corso di anatomia artistica. Quindi, cimentandosi nello studio e nella rappresentazioni di forme animali, essi hanno utilizzato il bagaglio di conoscenze, metodi e tecniche sperimentati nello studio e nella raffigurazione delle forme umane. E soprattutto, hanno messo a frutto l’educazione al “vedere attraverso”, il vedere “oltre la superficie”, il “vedere trasparente” appresa alla scuola dei docenti veneziani.

Per descrivere secondo verità, e non secondo una superficiale e spesso fallace impressione, tanto un corpo umano quanto un animale, bisogna da un lato saper cogliere le strutture profonde dei sistemi scheletrici e muscolari che ne modellano le forme epidermiche, dall’altro osservare e descrivere ogni elemento anatomico da una molteplicità di punti di vista per renderne la tridimensionalità e la variabilità nel movimento. Come per capire un edificio è necessario andare oltre la forma e il colore delle superfici murarie e indagare anche le sue fondamenta e le strutture portanti, così il disegnatore di anatomia artistica deve rendere trasparente l’organismo evidenziandone la complessità delle singole strutture, la loro funzionalità, complementarietà e armonia, né più né meno come, appunto, fa l’architetto quando descrive un edificio esistente o ne progetta uno nuovo. E infatti il modo di disegnare degli autori dei fogli esposti si rifà, per certi aspetti, alla tradizione del disegno classico, quello della cultura artistica umanistico-rinascimentale per la quale il termine “fabrica” indica sia il corpo umano, come nel trattato di anatomia del Vesalio, sia l’edificio architettonico, come nei Quattro libri di Palladio.

Il disegno di anatomia artistica è un disegnare con gli occhi della mente,non diversamente dal disegno architettonico, e come questo ha a che fare con direzioni spaziali, assi e piani ortogonali, misure, calcoli, sezioni (anatomizzare significa proprio sezionare), proporzioni e rapporti tra le parti (scheletro, articolazioni, muscoli, tendini) colti grazie alla molteplicità dei punti di vista.

Il disegnatore non è un “riproduttore” fotografico di un oggetto statico, ma ne è in un certo senso il creatore e insieme il regista capace di simularne tutti i movimenti. E, come qualsiasi progettista, non può procede che per tentativi, i quali a volte approdano a soluzioni a volte no. I suoi segni, sempre più pertinenti ed esperti nel cogliere le linee di costruzione più incisive e nella resa tridimensionale delle forme, vanno letti come tracce di ipotesi, di verifiche, di errori, di soluzioni,di aporie che si compongono in disegni “dinamici”, i soli che riescano a cogliere, con mezzi tecnici minimi e poco invadenti come il punto e la linea, le infinite possibilità di movimento degli organismi animali.

Dunque questa mostra è un’occasione rara per capire tutto quello che sta a monte della creatività, il lavoro oscuro e non visibile che il disegnatore di anatomia artistica deve affrontare e permette anche di capire che il ruolo dell’Accademia non è quello di insegnare a copiare forme ma a formare lo sguardo al “vedere trasparente”, che va in profondità oltre le apparenze e la staticità per vedere il mondo con occhi nuovi e renderne la sua immensa varietà e ricchezza. E fa anche capire come il Museo non è la tomba che conserva reperti morti ma un ambiente di studio che offre una varietà sorprendente di stimoli di vita.